25/05/2018
Settimanale Psicologo
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LE CONVINZIONI: PICCOLI MA GRANDI DOGMI PERSONALI
“Le convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità” scrive Friedrich Nietzsche. Eppure
sembra che nessun essere umano riesca a farne a meno. In particolare,
la cultura occidentale, a partire dal pensiero greco, ha eretto i
cosiddetti "immutabili", che non sono altro che forti e assolute verità,
come le Idee platoniche, il Dio cristiano, la Ragion d' essere.
L’umanità,
sin da quando ha incominciato ad esercitare il pensiero, si è resa
conto di trovarsi in balia di un mondo caotico e pieno di incertezze, in
balia del nulla e dell’annullarsi di ogni cosa.“Io
ero spaventato nel trovarmi in mezzo al nulla, un nulla, un nulla io
medesimo. Io mi sentivo soffocare, considerando e sentendo che tutto è
nulla, solido nulla” (Giacomo Leopardi).
Le convinzioni non agevolano i dictat, forme di assolutismo o di relazioni e comunicazioni simmetriche.
La
diretta conseguenza di questo terrore è l’erezione di una verità
Universale o semplicemente personale, una verità solida e certa capace
di dare un senso alla vita umana o almeno capace di abbattere la paura
dell’ignoto. “Pare
un assurdo, eppure è esattamente vero, che, tutto il reale essendo un
nulla, non v’è altro di reale né altro di sostanza al mondo che le
illusioni” (Giacomo Leopardi)
Per
opera delle nostre ataviche generazionali insicurezze, diventiamo
affamati di certezze e convinzioni. Vogliamo punti di riferimento, ed
una volta acquisiti, ci avvinghiamo ad essi come fossero ancore e dogmi
indiscutibili, che non si debbano più rivedere, nè tanto meno metere in
discussione.
I
processi educativi, i valori, gli stereotipi, i pregiudizi, le
opinioni, gli stili di vita, il popolarismo, le sette, le politiche, le
religioni, con le loro interpretazioni contestualizzanti, spesso sono
figli del loro tempo e rappresentano le colonne portanti di tutte le
nostre CONVINZIONI.
Con
esse cresciamo, ci formiamo, interagiamo, ci intersechiamo, ci
condizioniamo, modifichiamo il percorso della nostra esistenza, e solo
al termine di essa ci rendiamo conto che avremmo potuto fare sicuramente
anche a meno di tutto ciò, che, come un faro, ha rappresentato ed ha
condizionato la nostra esistenza.
I
"sacri dogmi" hanno cambiato nel tempo la loro connotazione, si pensi
all' atteggiamento delle nostre culture riguardo al tema della
sessualità che risulta essere in un continuo divenire.
Ciascuno
di noi, nel suo piccolo, ha bisogno di credere fortemente in qualcosa e
si rifugia nelle sue convinzioni con tutte le forze che possiede.Le
convinzioni, insieme ai valori e ai criteri, costituiscono una
componente fondamentale e molte volte inutile della nostra vita. Esse
costituiscono la certezza di una realtà e influenzano il punto di vista e
l' azione.
Molto
spesso le convinzioni non sono generate esclusivamente da noi stessi,
ma sono il frutto di una rielaborazione interna delle nostre esperienze e
di ciò che ci circonda: amici, genitori, insegnanti e mass media.
Tuttavia
le convinzioni non sempre sono potenzianti (cioè utili al
raggiungimento delle nostre mete e soprattutto capaci di donarci
benessere e serenità), e possono arrivare a costituire un serio limite
alla realizzazione del nostro equilibrio e dei nostri bisogni, sino a
divenire patologiche. Molte
nevrosi o disfunzioni sessuali infatti vengono generate da complesse
convinzioni dove le forme paranoidee raggiungono il massimo della loro
espressione.
Cosa
dire allora di chi, affetto da dismorfismo fobico corporeo, lamenta
certe malformazioni o continue imperfezioni relative al proprio corpo? O
ancora, di chi è fobico e teme il contatto (rupofobia)? O del socio
fobico convinto che con gli altri non potrà mai essere tranquillo,
temendo che possano sempre giudicarlo? O di chi soffre di attacchi di
panico o di depressione dap, che dalla vita non si aspetta altro che la
repressione e il soffocamento della propria vitalità? E cosa dire
invece dell' ipocondriaco convinto di avere sempre una malattia che non
ha, se non quella esclusivamente psicogena? O della persona
psicosomatica che scaricherà le tensioni su un qualche organo bersaglio.
Per
non parlare di tutte quelle disfunzioni sessuali come il vaginismo, o
l' anorgasmia o l' assenza o l' attenuazione del desiderio sessuale,
convinzioni per le quali si farebbe piacevolmente a meno di ricevere e
vivere il piacere di sè. Che dire allora della disfunzione erettile
psicogena che si confronta con la certezza di non aver potenza e forza, o
della sindrome da eiaculazione precoce nella convinzione che tutto può
essere vissuto e goduto solo in forma accelerata ed egoistica, in
sintonia con un inconscia impostazione sociale dove tutto è migliore se è
solo per sè, se è accelerato e rimpicciolito.
La
psicoterapia ha il compito di modificare tali convinzioni, se non a
volte di sostituirle o eliminarle, salvaguardando l'equilibrio olistico
del soggetto.
Scopriamo allora che ogni forma di sindrome è fortemente legata a stabili irremovibili processi di convinzioni.
La
convinzione inoltre di non essere adeguati o di non essere all’ altezza
degli altri, se esasperata, può generare un stato di ansia tale da
minare la vita sociale di un individuo. È per questo che, talora,
dobbiamo essere in grado di mettere in discussione ciò in cui crediamo,
magari grazie all’ aiuto e al confronto di un esperto psicologo
psicoterapeuta o psicanalista o di uno psichiatra studioso di certi
meccanismi mentali.
Bisogna
cioè essere in grado di riconoscere un pensiero negativo e di
estirparlo, magari sostituendolo con un’altra convinzione, più sana, e
che ci permetta di convogliare le nostre energie nella realizzazione del
nostro benessere.
Il
lavoro analitico o di psicoterapia ha esattamente il compito di
rivedere l' assetto delle convinzioni del soggetto, aiutandolo a
modificarle o addirittura a sostituirle o ad annullarle.
Siamo
davvero convinti che un assetto di convinzioni serva davvero per vivere
meglio ed aiuti realmente il soggetto nella ricerca della propria
stabilità e del proprio benessere?
Non
è forse vero che un valido addetto ai lavori, qual è uno psicologo
psicoterapeuta, per portare a termine una cura, debba essere in grado di
spogliarsi di tante sue convinzioni ?
Allora sono davvero indispensabili le convinzioni o vanno trattate nel relativo ?
giorgio burdi
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